"A prima vista espressioniste, ed espressioniste astratte, le sue opere sono invece fortemente strutturate. Strutturate e destrutturate, come una mappa geologica di un territorio fortemente sismico, […] dove le situazioni si scontrano, precipitano e si ricompongono in un altro equilibrio, sino alla prossima scossa tellurica. E‘ un equilibrio precario quello che vediamo nelle opere di Pinto...ma pur sempre equilibrio…e l’equilibrio è a un passo dall’armonia.
Questo furore che si legge a prima vista nei suoi quadri di fatto è sapienza controllata: e il controllo è esercitato da tutto l’essere - e non solo quindi dall’intelletto - sul movimento della mano. [...]
Dunque una capacità compositiva che potrebbe essere automatica, che potrebbe cioè non passare per il filtro diretto della mente, della cultura, del saper fare: è l’automatismo sintetico di chi a esercitato l’istinto a non sopraffare e a non essere sopraffatto, e ha esercitato se stesso a tenere conto dell’istinto senza venirne sopraffatto.
Probabilmente, è soprattutto questo che gli invidiamo."
Marco Meneguzzo, in Cat. Di fronte e attraverso. Antologica di Bruno Pinto, a cura di Pietro Bellasi e Giampiero Giacomini, con contributi di Bruno Corà, Remo Bodei, Claudio Cerritelli, Guido Magnaguagno, Norbert Nobis, Dieter Ronte, Mazzotta, Milano 2005, cit., p. 53.